mercoledì 7 ottobre 2009

La percezione

Come riusciamo a conoscere la realtà che ci circonda? come possiamo notare e riconoscere gli oggetti che interagiscono con noi dall'ambiente esterno e soprattutto come possiamo essere consapevoli dei nostri stati d'animo?

Tutto ciò avviene grazie al meccanismo della percezione che si occupa di elaborare, organizzare e rielaborare gli stimoli provenienti dall'interno e dall'esterno del nostro corpo. Essa opera tramite gli organi di senso (per noi umani principalmente la vista) e ha lo scopo di dare un senso e un ordine alla realtà. La percezione va innanzitutto distinta dalla sensazione, che è una impressione immediata e semplice di un cambiamento nell'ambiente circostante.

Tuttavia, ciò che percepiamo ogni giorno, dagli odori ai colori per finire alle forme, non è assolutamente lo specchio fedele della realtà oggettiva che ci circonda: ad esempio, si prendano i raggi UV o le onde radio, che non possiamo vedere ma che oggettivamente esistono. Allo stesso modo, non possiamo vedere il calore, cosa che fanno molti animali, sebbene moltissime cose in natura, a cominciare dagli esseri viventi, siano fonti di esso, per non parlare poi delle celeberrime illusioni ottiche che possiamo trovare ogni giorno in rete o sui giornali.

Come facciamo a sapere quindi, ad esempio, che il rosso è realmente rosso? Esiste nella razza umana uno spettro di percezioni grosso modo simili tra tutti noi (ad esempio, condividiamo tutti lo stesso spettro di colori, nessuno potrà mai vedere l'ultravioletto)che ci permettono di condividere in linea di massima con gli altri le nostre esperienze percettive.

Durante il corso degli anni, moltissimi studiosi si sono appassionati al fenomeno, teorizzando molti modelli atti a spiegare il funzionamento della percezione. Gli studiosi della corrente del New Look, ad esempio, affermarono che le percezioni sono legate alle emozioni e che quindi ogni forma che percepiamo ha per noi un valore affettivo, personale e sociale. La percezione delle forme è quindi influenzata dal contesto sociale e dal vissuto personale di ognuno di noi e possono variare, non essendo innate, da un soggetto ad un altro. Per intenderci, la percezione di una croce per una persona di religione cristiana avrà tutt'altra importanza che per una persona musulmana o buddhista.

Di tutt'altro avviso sono gli studiosi della corrente Gestalt, che con Kohler e Wertheimer ipotizzano una serie di regole predefinite che la percezione segue quando interagisce con l'ambiente che ci circonda, affermando di fatto il carattere innato di tale funzione, che opera secondo regole ben definite sulla base della separazione della figura dallo sfondo. Queste regole sono

1)
Buona forma (la struttura percepita è sempre la più semplice)
2)Prossimità
(gli elementi sono raggruppati in funzione delle distanze)
3)Somiglianza
(tendenza a raggruppare gli elementi simili)
4)Buona continuità
(tutti gli elementi sono percepiti come appartenenti ad un insieme coerente e continuo)
5)Destino comune
(se gli elementi sono in movimento, vengono raggruppati quelli con uno spostamento coerente).
6)Figura-sfondo
(tutte le parti di una zona si possono interpretare sia come oggetto sia come sfondo).
7)Movimento indotto
(uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la percezione degli oggetti).
8)Pregnanza
(nel caso gli stimoli siano ambigui, la percezione sarà buona in base alle informazioni prese dalla retina).

Al di là delle due teorie e di tutte le altre che si sono avvicendate nel corso degli anni,l'unica convinzione condivisa è che la percezione è uno strumento indispensabile per la conoscenza della realtà e che sia l'unica via che ci permette di essere in contatto con l'altro e con il nostro mondo interiore

lunedì 28 settembre 2009

Ansia e angoscia

Sentiamo spessissimo parlare di ansia e angoscia: molto spesso queste parole sono addirittura entrate nel linguaggio comune. A chiunque di noi prima di un colloquio di lavoro sarà capitato di dire:"che ansia!", o di esclamare:"che angoscia!" prima di un esame.

A prima vista, infatti, i due termini sembrerebbero uguali, ma dal punto di vista psicologico non è affatto cosi.

Iniziamo prima di tutto a definire con precisione cosa vogliamo dire con il termine ANSIA. L'ansia è una generale attivazione delle risorse sia psichiche sia fisiche di un soggetto che deve confrontarsi con un compito che richiede attenzione. Molto spesso compiamo l'errore di attribuire l'ansia ad una situazione negativa o in ogni caso spiacevole, ma non è cosi: i complessi meccanismi di attivazione che utilizziamo servono all'organismo a massimizzare le sue prestazioni in caso di pericolo o di compiti particolarmente difficili. Dal punto di vista fisico, ad esempio, l'ansia si manifesta con un aumento del battito cardiaco che permette un maggior pompaggio di sangue al cervello, in modo che esso sia più ossigenato e che quindi mantenga un nutrimento maggiore, in modo da funzionare al meglio.

Bisogna, quindi, distinguere essenzialmente tra ANSIA SEGNALE, ovvero un'ansia che si attiva in risposta ad uno stimolo esterno (es.vedo un leone, ovviamente la mia psiche e il mio corpo reagiscono di conseguenza) e ANSIA AUTOMATICA, ossia un'ansia che compare libera, non legata a un evento particolare.

Questo particolare tipo di ansia, che poi è quella patologica nella maggior parte dei casi, può assumere una forma ancora più grave diventando ANGOSCIA, ovvero un'ansia "maggiorata", esacerbata, che in molti casi è osservabile in disturbi quali l'attacco di panico, con il suo terribile senso di soffocamento e la paura devastante di morire. Sui meccanismi che innescano l'ansia "non adattiva" c'è moltissima letteratura, tuttavia l'eziologia è da ricercarsi principalmente in eventi traumatici del nostro passato che rivivono in eventi del presente, in qualche modo legati a situazioni dolorose o non elaborate pienamente. Avremo occasione di discutere di questo più avanti, per ora scelgo di rimanere a un livello introduttivo!

Alla prossima!

venerdì 25 settembre 2009

L'inizio

Benvenuti nel primo post del mio blog dedicato esclusivamente alle discipline psicologiche e in particolare alla corrente definita psicodinamica. Prima di esporvi tuttavia le motivazioni che mi hanno spinto a creare questa piattaforma virtuale, è bene che mi presenti.

Il mio nome è Giuseppe Caserta, sono uno psicologo specializzando in psicoterapia psicoanalitica esistenziale. Al momento, esercito l'attività nella città di Perugia.

L'apertura di un blog dedicato alla psicodinamica, ovvero alla corrente della psicologia e della psichiatria che presuppone che tutto ciò che avviene a livello mentale sia prevalentemente inconscio e in perenne movimenti di forze in contrapposizione tra loro (avremo occasione di parlarne!) nasce dalla mia eterna curiosità nei riguardi dell'animo umano.

Sigmund Freud diceva che nella storia dell'uomo vi erano state tre grandi mortificazioni: la prima, ad opera di Copernico, asseriva che l'uomo non era più al centro del creato, ma bensì in uno spazio periferico di esso e "penosamente" normale. La seconda, attraverso la penna di Charles Darwin, equiparava l'uomo, ritenuto fino ad allora un essere perfetto, ad una tra le tante specie animali. La terza, infine, fu proprio ad opera del neurologo viennese, in quanto con le sue opere egli dimostrò che la razionalità, che tanto veniva sbandierata in epoca positivista come unica leva del comportamento umano, non fosse in realtà che la sola punta di un iceberg, la cui parte sommersa comprendeva la gran parte della nostra vita psichica.

Mi sembra assolutamente stimolante e illuminante come concezione! Non possiamo, infatti, non fare appello alle oscure forze che agiscono dentro di noi per tentare di spiegare tutti i terribili fatti di cronaca che avvengono attorno a noi, dalle devastanti psicosi depressive post partum, alla bizzarria apparentemente senza significato dei deliri, fino a quegli attimi di tristezza senza motivo o di rabbia indecifrabile che a volte accadono al nostro interno.

Spero che per voi questo viaggio sarà piacevole almeno quanto lo sarà per me.
A presto!