Come riusciamo a conoscere la realtà che ci circonda? come possiamo notare e riconoscere gli oggetti che interagiscono con noi dall'ambiente esterno e soprattutto come possiamo essere consapevoli dei nostri stati d'animo?
Tutto ciò avviene grazie al meccanismo della percezione che si occupa di elaborare, organizzare e rielaborare gli stimoli provenienti dall'interno e dall'esterno del nostro corpo. Essa opera tramite gli organi di senso (per noi umani principalmente la vista) e ha lo scopo di dare un senso e un ordine alla realtà. La percezione va innanzitutto distinta dalla sensazione, che è una impressione immediata e semplice di un cambiamento nell'ambiente circostante.
Tuttavia, ciò che percepiamo ogni giorno, dagli odori ai colori per finire alle forme, non è assolutamente lo specchio fedele della realtà oggettiva che ci circonda: ad esempio, si prendano i raggi UV o le onde radio, che non possiamo vedere ma che oggettivamente esistono. Allo stesso modo, non possiamo vedere il calore, cosa che fanno molti animali, sebbene moltissime cose in natura, a cominciare dagli esseri viventi, siano fonti di esso, per non parlare poi delle celeberrime illusioni ottiche che possiamo trovare ogni giorno in rete o sui giornali.
Come facciamo a sapere quindi, ad esempio, che il rosso è realmente rosso? Esiste nella razza umana uno spettro di percezioni grosso modo simili tra tutti noi (ad esempio, condividiamo tutti lo stesso spettro di colori, nessuno potrà mai vedere l'ultravioletto)che ci permettono di condividere in linea di massima con gli altri le nostre esperienze percettive.
Durante il corso degli anni, moltissimi studiosi si sono appassionati al fenomeno, teorizzando molti modelli atti a spiegare il funzionamento della percezione. Gli studiosi della corrente del New Look, ad esempio, affermarono che le percezioni sono legate alle emozioni e che quindi ogni forma che percepiamo ha per noi un valore affettivo, personale e sociale. La percezione delle forme è quindi influenzata dal contesto sociale e dal vissuto personale di ognuno di noi e possono variare, non essendo innate, da un soggetto ad un altro. Per intenderci, la percezione di una croce per una persona di religione cristiana avrà tutt'altra importanza che per una persona musulmana o buddhista.
Di tutt'altro avviso sono gli studiosi della corrente Gestalt, che con Kohler e Wertheimer ipotizzano una serie di regole predefinite che la percezione segue quando interagisce con l'ambiente che ci circonda, affermando di fatto il carattere innato di tale funzione, che opera secondo regole ben definite sulla base della separazione della figura dallo sfondo. Queste regole sono
1)Buona forma (la struttura percepita è sempre la più semplice)
2)Prossimità (gli elementi sono raggruppati in funzione delle distanze)
3)Somiglianza (tendenza a raggruppare gli elementi simili)
4)Buona continuità (tutti gli elementi sono percepiti come appartenenti ad un insieme coerente e continuo)
5)Destino comune (se gli elementi sono in movimento, vengono raggruppati quelli con uno spostamento coerente).
6)Figura-sfondo (tutte le parti di una zona si possono interpretare sia come oggetto sia come sfondo).
7)Movimento indotto (uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la percezione degli oggetti).
8)Pregnanza (nel caso gli stimoli siano ambigui, la percezione sarà buona in base alle informazioni prese dalla retina).
Al di là delle due teorie e di tutte le altre che si sono avvicendate nel corso degli anni,l'unica convinzione condivisa è che la percezione è uno strumento indispensabile per la conoscenza della realtà e che sia l'unica via che ci permette di essere in contatto con l'altro e con il nostro mondo interiore
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