Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è dovuto confrontare con una piccola abitudine fastidiosa e ripetitiva che, per quanto insensata, ha continuato a perseguitarci a volte per anni, senza che riuscissimo a smettere di metterla in pratica. Scendere con il piede sinistro dal letto, calpestare solo le piastrelle di un colore, contare i lampioni, controllare se il gas è chiuso, contare le calorie degli alimenti, sommare le cifre delle targhe delle altre auto e tanto ancora sono piccole abitudini ripetitive che molti di noi hanno ma che, pur essendo a volte un pò fastidiose, non ci impediscono una vita piena e soddisfacente.
Ma cosa accadrebbe se, ad esempio, fossimo costretti a controllare il gas venti o trenta volte al giorno? Se tutta la nostra giornata fosse impegnata a riflettere sull'atroce dubbio di aver chiuso o meno la porta a chiave prima di andare a lavoro? Oppure come faremmo se per qualche motivo non potessimo fare a meno di lavarci le mani ogni qual volta tocchiamo un oggetto esterno a quelli della nostra abitazione?
In psicologia, questi pensieri ripetitivi e assillanti e i comportamenti che ne scaturiscono vengono rispettivamente chiamati Ossessioni e Compulsioni. Le Ossessioni sono pensieri ripetitivi, continui, i quali, sebbene avvertiti dal soggetto pensante come inutili, insensati e angoscianti, non possono essere interrotti, pena una angoscia enorme, o la tremenda sensazione che potrebbe accadere qualcosa di spiacevole. Le compulsioni, d'altro canto, sono le azioni ripetitive che scaturiscono da questi pensieri (come ad esempio lavarsi la mani, pulire in modo estremamente approfondito, recitare una filastrocca o una frase-tipo di fronte a certi eventi). Come avrete potuto facilmente intuire, queste manifestazioni della vita psichica sono estremamente invalidanti, poichè tendono a monopolizzare l'attenzione e il tempo della persona che le sperimenta, fino ad intaccare gravemente, nei casi più severi, la sua vita sociale e lavorativa.
Se volete un buon esempio di un carattere ossessivo-compulsivo, potete guardare Nicholas Cage nella sua splendida performance del film "Il genio della truffa".
Tornando a noi, penso che a questo punto la domanda sia ovvia: cosa nasconde a livello psichico tutto ciò?
Per rispondere (in parte, come sempre, poichè ogni essere umano è unico!) bisogna fare ancora una volta riferimento a Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, che iniziò a ragionare sulle ossessioni in modo molto singolare:
Una volta, il neurologo viennese fu invitato da una parente a casa, e si ritrovò a badare al figlio piccolo di lei mentre la padrona di casa era fuori per fare acquisti. Curiosamente, Freud notò che il bambino non faceva altro che giocare in modo ripetitivo con un gomitolo di lana, lanciandolo contro il muro e ritirandolo a sè, altalenando il tutto con una piccola cantilena.
Freud non potè fare a meno di chiedersi come fosse possibile che il bambino giocasse per così tanto tempo a un gioco tanto noioso, senza mostrare alcun segno di impazienza o senza desiderare di cambiare attività. Fu allora che gli venne in mente una ipotesi semplice quanto importante: evidentemente, si disse, il bimbo era così angosciato dalla momentanea scomparsa della mamma che usava questo movimento rituale per non sentire l'ansia, per occupare la sua mente, in modo da esorcizzare la paura. Come previsto, infatti, quando la mamma tornò a casa il gioco cessò immediatamente.
Questa ipotesi freudiana, sebbene elaborata e integrata dai suoi successori, è rimasta sostanzialmente valida: le ossessioni e le compulsioni servono a scacciare dalla mente contenuti inaccettabili alla coscienza, vere e proprie "bombe" che potrebbero destabilizzare l'individuo con un disturbo ossessivo. Ma di cosa si tratta esattamente? Cosa può esserci di così terribile sepolto nell'inconscio di queste persone da giustificare un tormento simile?
Freud sosteneva che si trattasse di desideri sessuali repressi, a cui non poteva essere data voce, specie per quanto riguarda tentativi di masturbazione segreti e inconfessabili, che scatenavano grandi sensi di colpa e di punizione. A mio modesto parere, questo poteva essere sicuramente plausibile nel 1930, con una società caratterizzata da una morale sessuale rigida e severa, ma oggi, nel 2013, dobbiamo sicuramente passare oltre e chiederci se l'aspetto erotico non sia solo una punta di un iceberg.
Vi sono sicuramente ancora questi aspetti legati alla sessualità, tuttavia nella pratica clinica ho avuto modo di osservare che spesso le ossessioni sono usate come un disperato "collante" di una personalità molto fragile, che rischia di precipitare verso la psicosi, o verso una profonda frattura dovuta ad angosce esistenziali. La tematica principale delle ossessioni è il controllo, e da che mondo è mondo si mettono in atto modalità di controllo se la paura principale è l'anarchia, il caos: si pensi, ad esempio, ai vari regimi totalitari moderni e del passato, dove uno stretto controllo da parte di esercito, polizia e burocrazia era funzionale alla sistematica repressione delle "voci fuori dal coro", che con le loro idee avrebbero potuto far crollare il governo e sovvertire l'ordine sociale.
Cosa si può fare allora, di fronte a questa prospettiva, per aiutare le persone che soffrono di ossessioni? La chiave è, innanzitutto, la relazione: di fronte a questa angoscia, una persona ossessiva farà di tutto, inconsciamente, per non abbandonare le sue ossessioni, che gli rendono la vita impossibile ma almeno lo proteggono. Egli deve quindi imparare a fidarsi del terapeuta, prima di poter parlare delle sue angosce sottostanti. Quest'ultimo farà in modo di accompagnare il paziente verso il suo percorso terapeutico, rafforzandone l'Io in modo da non renderlo così esposto alle angosce sepolte e minacciose che lo spaventano. Le terapie con i pazienti ossessivi di solito sono lunghe, ma c'è ampio margine per rendere la vita di queste persone meno angosciante e più ricca, sia socialmente che a livello "interno".
Ah, un ultimo appunto: se qualcuno di voi si è riconosciuto nei piccoli rituali ossessivi descritti a inizio articolo, niente paura!Non vuol dire che siete malati, significa solo che, come ribadirò molte volte, la mente umana è un continuum, laddove certe manifestazioni assumono significato patologico soltanto se rendono la vita difficile, altrimenti si tratta di innocui "tratti di personalità"...ma di questo parleremo più in là!
Un saluto!
lunedì 23 settembre 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento