mercoledì 27 ottobre 2010
Il sogno parte I
Ogni notte miliardi di esseri umani sognano, senza eccezioni. Che questo avvenga ad una persona in Australia, in America, in India o in Italia non fa differenza: tutti siamo accomunati da questa stupefacente esperienza collettiva. Si sogna sempre, ogni notte, anche più di una volta. Ma che cos'è un sogno? La domanda, anche se semplice, ha una complessità di risposta enorme. La psiconeurofisiologia individua nel sogno un processo mentale proprio del nostro cervello, che nella fase del sonno denominata REM (rapid eyes movement) assume caratteristiche di straordinaria vivacità e nitidezza, pur mantenendo le costanti di irrealtà e di irrazionalità che tanto ci sono familiari.
I sogni, tuttavia, sono ben altro che semplici "immagini di scarico" prodotte dal nostro cervello che riposa. La sgradevolissima sensazione che proviamo ad esempio dopo un incubo o il piacere provato in certi attimi in cui siamo immersi in una scena onirica a sfondo sessuale non possono non farci supporre che dietro ai sogni vi sia una carica affettiva molto forte. E che dire di quella strana sensazione che ci assale, a volte, al risveglio e a cui non sappiamo dare di preciso un nome?
Lo studio dei sogni è qualcosa di antico, di vetusto. Sigmund Freud ha solo analizzato con rigore scientifico qualcosa sulla quale gli astrologi babilonesi già si interrogavano, e che gli Auguri romani sfruttavano per predire il futuro. Naturalmente, le conclusioni e i postulati teorici di Freud non avevano nulla del vaticinio degli antichi sacerdoti, ma in ogni caso mettevano nero su bianco il fatto che il sogno fosse una delle porte che permettevano di accedere ai meandri più nascosti dell'animo umano.
Quale senso dare, allora, all'intricato groviglio di immagini presenti nella nostra produzione onirica? La risposta è molto personale, varia in ognuno di noi, tuttavia è universalmente accettato nel mondo psicoanalitico e psicodinamico in generale che le immagini presenti nei sogni siano il frutto di una deformazione, operata dalle difese psichiche al servizio delle nostre istanze morali, e in particolar modo dei meccanismi di difesa chiamati Spostamento e Condensazione. Mentre dello Spostamento abbiamo già parlato in un post precedente, riguardo alla Condensazione possiamo dire che è un meccanismo secondo il quale due o più immagini possono fondersi in un unico oggetto.
Così, ad esempio, se sognamo di essere inseguiti da un lupo, possiamo sia esprimere a livello simbolico una rielaborazione di un ricordo del passato (nel quale magari un cane o un altro animale ci ha attaccato) sia parlare di alcuni aspetti minacciosi che una figura del passato dotata di autorità, come ad esempio nostro padre, aveva.
Carl Gustav Jung ha ulteriormente ampliato il discorso, affermando che in ogni sogno esiste una dimensione oggettiva e una dimensione soggettiva: ogni particolare di un sogno riguarda sia un avvenimento che ha a che fare con qualcosa "altro da me" sia con qualcosa che è "me". Tornando all'esempio del lupo, potremmo riferirci sia all'episodio dell'aggressione di un cane sia a un nostro aspetto "lupo", ovvero minaccioso, notturno e predatore.
Il discorso sui sogni, "via regia per l'inconscio" come diceva Freud, è lungo e complesso, e pertanto merita una trattazione più ampia. Nel prossimo post posterò un esempio di sogno e di analisi di esso, preso da qualche opera letteraria, e cercherò di commentarne i punti più importanti.
Alla prossima!
giovedì 14 ottobre 2010
La struttura della mente parte III
venerdì 8 ottobre 2010
La struttura della mente parte II
lunedì 4 ottobre 2010
La struttura della mente parte I
Molto spesso, di fronte ad azioni che commettiamo senza pensarci (come i lapsus), di fronte ad un sogno molto bizzarro o davanti a delle opere d'arte o film che riescono a toccarci in fondo nonostante non abbiano nulla di apparentemente "speciale", non riusciamo a non chiederci:"Ma come è possibile?" oppure "Da dove viene questo mio sentimento?".
La risposta a questi interrogativi è, naturalmente, dentro di noi. La mente umana è concepita in modo da contenere una miriade di ricordi e di informazioni, molte delle quali non raggiungono la soglia della coscienza: tutto ciò, anche se a prima vista sembra un male, in realtà è assolutamente necessario.
Provate a pensare, infatti, a come sarebbe dura la vita se dovessimo catalogare tutte le informazioni presenti in ogni momento della nostra vita: volendo fare un esempio, pensiamo a una scena tipo, come il fatidico giorno di un esame. Immaginate solo come sarebbe difficile rispondere alle domande del professore se dovessimo fare i conti a livello cosciente con l'immensa mole di informazioni presenti nell'aula,comprese la temperatura atmosferica e il tasso di umidità dell'aria, il colore dei vestiti di ognuno e il tipo di pettinatura o la traiettoria delle 3 mosche presenti. Impossibile, vero?
Ecco perchè il nostro cervello "archivia" le informazioni trascurabili e ci permette di gestire solo quelle che passano oltre la soglia della coscienza (che è ben specifica, e muta, anche, a seconda del contesto). Ma dove finiscono queste informazioni? La risposta è all'apparenza semplice: vengono immagazzinate in ogni caso nella nostra mente, in uno spazio di non consapevolezza.
Questo spazio al di fuori della coscienza non è però come il nostro ripostiglio di casa, ovvero un deposito di cianfrusaglie inutili o mezze rotte che apriamo solo a Natale per prendere l'albero, ma è un luogo vastissimo, in perenne azione e movimento, con leggi che sfuggono alla logica e che rimescolano e rimpastano questi elementi "rimossi", in una continua trasformazione.
Questo luogo, che in psicodinamica viene definito "Inconscio" o "Es", è molto superiore alla nostra parte cosciente, e molto spesso ne determina le azioni e i desideri. Le forze che si trovano al suo interno non sono, infatti, semplici dettagli trascurabili, ma anche oggetti molto dolorosi che abbiamo dovuto accantonare al di fuori della coscienza per non soffrirne, desideri inaccettabili per la nostra struttura morale e anche potenzialità nascoste. Questo discorso, come vedremo in seguito, è cruciale per comprendere l'eziologia di moltissime malattie psichiatriche.